Ovvero, capire il peso dell’informazione
Prima di tutto, voglio annunciare che le iscrizioni alla mia consulenza gratuita sono ufficialmente CHIUSE. Inoltre, se non avete ancora letto la prima parte di questa serie d’articoli, potete farlo cliccando qui. Segue la seconda parte! Buona lettura.
La virtualità rende necessario un continuo aggiornamento della nostra identità online, perché fondamentalmente essa annulla lo spazio e il tempo. In più, essendo internet un riflesso del modello cognitivo con cui attingiamo all’informazione, consumiamo l’informazione attraverso il pensiero (un pò come nel caso della lettura di un libro).
L’informazione da noi pubblicata ci resta nella mente, e il peso si aggiunge man mano che sappiamo di condividere informazioni con il mondo. Non è poi un caso se oggi, tra le tante altre cose, si identificano malattie come la nuova “oversharing”, di chi condivide troppi cavoli propri nei social network e poi si sente sopraffatto dall’aver comunicato pubblicamente troppi dati personali e cose riservate o sensibili.
Il peso dell’informazione creata è dato dalla rilevanza che noi diamo al contenuto da noi pubblicato. E’ un peso totalmente mentale, che non ha nulla a che vedere con KB, Megabytes o GB. E’ un peso percepito in base al valore che la nostra informazione può apportare agli altri e/o togliere a noi come individui.
Questo peso può condizionarci negativamente perche’ ci frena nella creazione di nuovo contenuto, fino a ridurre il nostro potenziale creativo e la nostra ispirazione. Tale peso può quindi creare una “resistenza” nella nostra vita. Se volete approfondire il concetto di resistenza, vi consiglio di dare un’occhiata allo splendido testo di Stephen Pressfield, The War of Art, che vi consiglio caldamente di leggere.
Insomma, questo passato resta impresso nella nostra mente sottoforma di peso e rumore mentale. IQuesto peso non lo si riduce cancellando le nostre creazioni, ma modificandole ove possibile! Riscrivere il contenuto ci permette sia di cambiare la sua forma, sia di effettuare un upgrade delle informazioni contenute, eliminando o aggiungendo quanto necessario. In questo modo possiamo rendere il passato fruibile sotto diversa forma (magari da semplice articolo di blog a PDF scaricabile sotto licenze Creative Commons). In questo modo il materiale da noi creato acquisisce una vitalita’: possiamo aggiornarlo ogni volta che vogliamo, ripubblicandolo ed evitando di dover avere 50 blog diversi e account in cui pubblicare. Possiamo, insomma, unificare la nostra vita nel modo piu’ ordinato possibile.