Ognuno di noi, come architetto dell’informazione, al pari di un vero architetto, non parliamo di “verità” dei nostri progetti, ma ci focalizziamo su quante strade un progetto può aprire, su quale funzionalità e utilità il nostro lavoro può ricoprire per le persone che usufruiranno di un nostro progetto.
A muovere le nostre scelte sono le parole “funzionamento” e “utilità”, termini che ci permettono di ponderare al meglio la qualità delle nostre idee e la loro applicabilità-implementabilità.
L’architettura dell’Informazione determina rapporti di forza, l’esistenza di sovrastrutture nel complesso dell’opera che stiamo realizzando; l’architettura dell’Informazione è un motore di relazioni, strutturante nella società.
Il grande Louis Kahn, un architetto di fama mondiale, ha proposto un semplice ragionamento estetico che ci dimostra quanto la rivoluzione informatica da cui siamo permeati oggi estenda concettualmente il suo campo all’architettura.
“Se chiediamo all’architettura Che cosa vuoi essere?”
lei ci risponderà:
“Esisto in quanto rappresento,
Esisto in quanto funziono,
Esisto in quanto informo”
Con l’epoca moderna e la diffusione dell’informatica nelle nostre vite, è avvenuto un passaggio nella coscienza collettiva e nelle forme rappresentazionali con cui ci esprimiamo: dal rappresentare siamo passati all’informare.